domenica 13 giugno 2010

La Scatola dei Bottoni




Era la casa più fresca e divertente che c’era.

Il garage era il mondo dei giochi, offriva il massimo svago ogni volta che veniva aperto. Non so perché e non so come lì vi erano riuniti tutti i giocattoli possibili, e tutto ciò che lì entrava diveniva giocattolo. Era la stanza delle meraviglie, uno spazio tutto per noi bambine pieno di ogni preziosità. C’era il cavallo a dondolo, la piccola altalena, il tavolino con le sedie, le bambole, gli accessori per la nostra baby-cucina, la lavagnetta con i gessetti…. C’era anche il carrello che conteneva la tenda da campeggio e le sdraio che mamma utilizzava da ragazza per prendere il sole nelle giornate d’estate. Quel luogo era un vero spasso! Aprire quel portone significava divertimento certo.

Un lungo e stretto corridoio esterno, chiuso da un cancelletto grigio, ci portava al portone d’entrata di color verde scuro. All’interno le pareti erano dipinta con un colore pastello, un verde chiaro. Di fronte all’uscio si trovava la scalinata che portava al piano superiore, i gradini erano di cotto rosso cupo. Alla destra vi era il bagno; era piastrellato con piccole mattonelle bianche sulle pareti e nere per terra, il wc aveva la seduta nera, lucida, a fianco di esso vi era la vasca; un armadietto a specchio era posto sopra il piccolo lavabo dai due rubinetti separati, uno per l’acqua calda ed uno per quella fredda; sempre appeso alla porta, vi era lo scialletto rosa che nonna vestiva quando si pettinava (una tradizione utilizzata per non sporcare di capelli la maglietta indossata).

A fianco del bagno una porta di legno chiudeva il ripostiglio della casa ed il mondo di nonno, che da tempo non c’era più. Era il luogo dei suoi ricordi, il cappello da bersagliere, con la sua lunga penna, lo ricordava. Lì, ogni anno a fine agosto, i grandi si chiudevano per preparare la conserva.
Salendo la scala dai gradini di cotto vecchio e rosso cupo si arrivava al piano superiore. Di fronte alla scala vi era una comoda poltrona di pelle marrone, dietro di essa vi era la finestra che dava sul corridoio esterno, la mensola con sopra il telefono e la rubrica telefonica erano a sinistra della poltrona, mentre appese poco sotto il soffitto, una sull’angolo destro l’altra su quello sinistro, vi erano due mensoline rettangolari che sorreggevano le due statue sante (una raffigurava il Santo Bambino di Praga a cui nonna era devota).

A destra della scala vi era la cucina a sinistra la camera matrimoniale. Un grande letto alto alto, i due comodini con all’interno il boccale per la notte e con sopra la Madonna di plastica a cui bastava svitare la coroncina azzurra per poter bere l’acqua santa che conteneva (e quanta ne bevevo ogni volta di nascosto dalla nonna che quando trovava la madonnina vuota mi sgridava). L’armadio di legno stava alla destra del letto (lì vi era il vestito nero con il colletto bianco che nonna conservava per la tomba). Ai piedi del letto si trovavano due poltroncine ed un pouf, erano ricoperte con tessuto damascato scuro che nonna copriva con dei centrini bianchi candidi. Nessuno poteva avvicinarsi alle poltrone, guai a sfiorarle figuriamoci a sedercisi. Di fronte al letto era posta la petineuse, un grande specchio con i due armadietti sui lati su cui vi erano poggiati altri candidi centrini e delle morbide spazzole.

Tre gradini di legno portavano al piano superiore, qui vi era solo una stanza. Il pavimento di legno scricchiolava ad ogni passo. Un armadio sulla sinistra, una cassapanca vecchia vicino alla finestra, di fronte due letti singoli alti alti ed i loro comodini. In quella camera avevano dormito per anni ed anni i tre figli, non due come sarebbe parso…

Nella cucina vi era la stufa, il mestolo di alluminio, con il quale mamma adorava bere l’acqua fresca e pura del rubinetto, era appeso al muro vicino alla porta d’ingresso. L’ambio lavandino era vicino al piccolo armadietto che conteneva i bicchieri con i disegni delle primule (due avevano dipinto su un lato la primula gialla ed uno la primula viola, proprio quest’ultimo era quello che ci contendavamo ad ogni pasto io e mia cugina). Il grande tavolo di legno massiccio era contornato dal sedie con la seduta di pelle verde scuro, vi era la televisione e la radio dove si ascoltava il giornale orario con l’inconfondibile e famigliare sigla iniziale. Il divano di pelle rossa diveniva un letto togliendo i due tasselli che ne bloccavano lo schienale.

La credenza stava in fondo alla stanza. Sopra di essa vi era una statua di porcellana bianca che raffigurava due cavalli in corsa. Nella parte superiore, tappezzata da listarelle di specchio che la decoravano e la rendevano all’occhio più ampia, vi erano contenuti i bicchieri preziosi ed i piatti della festa.
Negli stipetti inferiori si trovavano le fotografie di famiglia e
la scatola dei bottoni….

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