mercoledì 16 giugno 2010

Donne e Stupri, parliamone...



Riporto anche questo articolo scritto precedentemente per un blog che ora è stato chiuso.


Questa sera ho letto un recente post di Vivere Verde (qui). Parla di strupro.
Dal momento in cui l'ho letto non ho fatto altro che avere pensieri in merito a questo tema, alla libertà della donna ed alla sua sensualità e famminilità.
Uscendo di casa, soprattutto la sera quando è già passato il tramonto ed il buio è sceso, girando per i viali della città, entrando nelle vie poco illuminate ed isolate, dopo aver letto in merito a stupri o rapine, si "raddrizzano le antenne".
In un attimo, da donne energiche, forti e sicure di sé, da pantere nella propria giungla ci si scopre cerbiatte delicate, indifese ed inermi innanzi a qualsiasi possibile bracconiere.
Noi donne siamo fatte di una pasta che è tanto rocciosa e resistente quanto fragile e delicata. Queste diversità fanno parte del nostro essere femmina, sono il nostro bello, e sono una preziosità per gli occhi della persona che ci ama. Tanto delicate da essere difese dal nostro uomo, tanto forti da difendere noi ed i nostri figli a tutti i costi.
Noi e la nostra femminilità che esprimiamo in qualsiasi momento. Non vi è donna, bella o brutta che sia, che non abbia un vezzo di estrema femminilità. Noi sensuali, perché la sensualità è della donna, la sensualità è la donna. Non vi è donna senza sensualità.
Noi femmine sensuali che ci troviamo sole in casa o in una strada buia, che ci troviamo vicino a possibili bracconieri non dobbiamo chiudere né gli occhi né la bocca.
Ho avuto modo di conoscere donne che hanno subìto degli abusi. Sono sia giovani che più mature.
Quella che maggiormente mi ha lasciata con l'amaro in bocca e che mi ha fatto raggelare il sangue è Arianna, una donna con cui non ho discusso direttamente dell'argomento ma di cui ho avuto notizie tramite interposta persona.
Da giovane Arianna veniva, dalla stessa madre, messa nel letto del nonno e del padre che abusavano liberamente di lei.
Questa donna, che ora avrà una sessantina di anni, ha vissuto una vita orrenda. Si è sposata con un uomo, che lei stessa ha scelto quale prolungamento del suo abominio, che l'ha sempre maltrattata ed dalla quale ha avuto due figli, un ragazzo ed una ragazza con gravissime psicosi (uno pensa di essere un matto e vive di eletttroshock, l'altra sin da piccola per la disperazione interna a sé si strappa i capelli).
Arianna non ha mai avuto il coraggio di affrontare una seria psicoterapia, e la sua vita è un continuo andare a rotoli. Non ha paletti su cui appoggiarsi. Le ferite dentro di sé sono così estremamente lacerate che nessuna benda e nessun disinfettante possono farle nulla.
La sua vita è stata spezzata fin da bimba dalla sua stessa famiglia.
Giovanna è una donna meravigliosa. Sapete quelle trentenni che tutti gli uomini si girano a guardare quando passano per strada? Vestiti ordinari e acconciatura altrettanto regolare, ma una bellazza come poche ce ne sono.
Come l'ho conosciuta Giovanna si è subito aperta a me (ed a quanto mi ha raccontato era un fatto molto molto strano). Mi ha fatto menzione di come quel signorotto di paese un bel giorno l'ha bloccata per le vie della città e l'ha violentata. Lei, che si sentiva sporca e colpevole non ha avuto il coraggio di raccontare nulla in famiglia. Il male la rodeva dentro però, ed ogni giorno che passava era sempre più terrorizzata, e sporca, e colpevole. Un giorno non è più riuscita a sopportare il terrore, la sporcizia che la opprimeva ed il peso della colpa. Piuttosto che chiedere aiuto ha preferito chiudersi nel suo bagno e, con una lametta, tagliarsi entrambi i polsi.
Ora Giovanna porta sui polsi, oltre che nel cuore e nella mente il ricordo di quel tremendo giorno, il ricordo dello stupro. La famiglia nonostante l'abbia trovata in un lago di sangue e portata fortunatamente in tempo all'ospedale, dopo aver avuto spiegazioni in merito a quanto accaduto tempo prima non ha avuto il coraggio di recarsi dai carabinieri e di denunciare quell'importante signorotto del paese.
Giovanna è lasciata a sé stessa, alla sua bellezza, alla sua femminilità, alla sua solitudine, al suo male.
Simona anch'essa aveva in casa il suo stupratore. Il marito di sua sorella ha abusato di lei quando era ancora meno che ventenne. Quando con tutto il coraggio che poteva ha rivelato l'accaduto ai suoi famigliari questi non l'hanno creduta, le hanno dato della bugiarda. Lei oltre che sporca, colpevole si è anche sentita bugiarda.
Solo di Simona ho notizie positive. Lei da sporca, colpevole e bugiarda si è trovata un uomo con cui ha avuto due figli. Dopo qualche anno di matrimonio la coppia stava per dividersi perché la ferita che aveva Simona era troppo dolorosa per poterle permettere tanta felicità, e perché ai suoi occhi una donna sporca, colpevole e bugiarda non poteva meritarsi sì tanta felicità.
Simona e suo marito sono due persone uniche, nel loro male hanno trovato la forza di mettersi in discussione e di fare un percorso di coppia. Ora Simona ha sputato in faccia al suo abusatore, ed a tutti coloro che non l'hanno creduta, ora ha capito che non è stata lei ad instigare lo stupratore. Simona ora è felice ed ha avuto il suo terzo figlio benché quarantacinquenne.
Lo stupro mai e poi mai dev'essere accettato, mai e poi mai è ammesso. Lo stupro è uno stupro!
Troppe volte ho sentito che maltrattamenti e stupri venivano giustificati dai genitori della donna offesa, se non addirittura provocati.
Non siamo noi donne colpevoli perché un uomo ci stupra, sono loro che si prendono qualcosa che è solo nostro e lo prendono senza il nostro permesso. Non sono le minigonne o i seni troppo evidenti che danno il permesso ad un uomo di allungare le mani sul nostro corpo.
Nessuno può permettersi di toccare ciò che non è suo, tanto meno noi donne che siamo delicate come la più delicata delle porcellane e preziose come il più pregiato dei diamanti.
Proprio perché non dobbiamo mai accettare che nessuno ci faccia violenza non permettiamo nemmeno che ad alcun altro faccia violenza chi ha toccato noi. Denunciamo! La denuncia fa la differenza: mette in chiaro la gravità del fatto e ci rivela che noi non ne siamo la causa.


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