martedì 15 giugno 2010

Sana e robusta costituzione...






A volte ci si sente proprio presi in giro dalle leggi!
Oggi sono andata ad iscrivermi in piscina ad un corso di acqua gym, subito mi è stato richiesto il certificato di sana e robusta costituzione. La legge ora prevede che per poter frequentare un corso sportivo si consegni il certificato medico.
Quanto non sopporto dover fornire questi certificati! Devi andare dal medico, che 3 volte su 4 trovi ad orari a te scomodi. Devi stare in sala d'attesa per tre quarti d'ora prima che arrivi il tuo turno. Poi entri dal medico e impieghi tempo in tutti quei controlli che sono fondamentali per sapere se la tua costituzione è sana e robusta e se non rischi nulla andando a fare quel preciso allenamento per cui richiedi il certificato.

Ecco, proprio quest'ultima parte oggi il mio medico ha ben pensato di evitarmela. Sapendo che tanto tempo ho già speso innutilmente in sala d'attesa ha pensato di venirmi incontro con l'ultima fase. Poi sa bene che perdendo tempo nel visitarmi sarebbe andato anche a suo discapito perché avrebbe ritardato l'uscita dallo studio, e nelle sere d'estate è proprio un peccato tornare a casa tardi e lavorare troppo.
Per fare le cose più velocemente mi ha chiesto se stessi bene, alla mia semplice risposta "si" ha ben pensato di non provarmi nemmeno la pressione (sempre da formichina) ma di scrivere subito quelle due righe che mi avrebbero permesso il mio adorato allenamento.
Il mio caro medico non mi ha nemmeno chiesto per quale allenamento io chiedessi questo certificato, poco cambiava se mi serviva per l'acqua gym, il calcio, l'apnea o il running.
Dopo la firma mi ha finalmente guardata in faccia e..... con il foglietto in mano ha tentennato un attimo. Mi son chiesta che cavolo potesse avere... forse ha visto nella mia faccia qualcosa che non va????
E' no!!!! Aspettava che io chiedessi "quanto le devo?"
Dato che io la domandina non l'ho posta ha ben pensato di tenersi il bigliettino quall'attimo in più e di dirmi, sollevando le ciglia, "son 20 euro".
Io nostranamente sbigottita ho risposto senza pensarci "maremma quanto!" Sono stata estremamente spontanea lo giuro!!! Il medico mi guarda e mi risponde "le sembra tanto? noooo!! ma guardi che è il prezzo minimo che posso farle!!"
In realtà sapevo che questi certificati vengono pagati, ma al momento non ci pensavo proprio.
Per di più per scrivere tre righe, ed impiegare per questo 1 minuto di tempo, farsi pagare €. 20,00 senza nemmeno farmi la minima visitina mi sembrava proprio da ladri!!!
In compenso il caro medico ha preso i soldini e se li è cacciati nel portafoglio. La ricevuta secondo voi l'ha fatta?
Ma io mi chiedo "perché si dev'essere obbligati ad andare dal medico a spendere dei soldi per il niente?" Non sono né la prima né l'ultima persona che paga e non viene nemmeno visitata.
Mi son detta forse i medici guadagnano troppo poco e le leggi li aiutano a far cassetto?
La cosa che mi fa ridere/piangere è che ho quasi speso più di medico che di corso, che comprendendo solo 4 lezioni vado a pagare 30 euro....
cose da pazzi!
E anche questa è l'Italia!!!

lunedì 14 giugno 2010

Anoressia e Bulimia, parliamone...




Questo è un post che scrissi alcuni mesi fa per un altro blog. Visto l’importanza dell’argomento lo ripropongo qui:


Anoressia e Bulimia.
Non è un argomento facile, e non è neppure così naturale iniziare a trattarlo, mi sento comunque in dovere, per non dire in obbligo, di provarci, trovo sia indispensabile da parte mi farne menzione. Le parole che utilizzerò saranno semplici perché non essendo medico non posso permettermi alcuni tecnicismi, penso inoltre che trattare di argomenti complicati con un linguaggio leggero renda la comprensione a portata di tutti, per di più io sono una persona semplice che scrive in altrettando semplice modo.
Quello che per tanti è un piacere, una soddisfazione, un gioco, una beatitudine, una seduzione… per molti, troppi, è una vera e propria Malattia. Una terribile Malattia aggiungerei.
Molti di voi non si immaginano nemmeno quanta, della gente che li circonda, sia affetta da questo male. Chi soffre di ANORESSIA BULIMICA o di ANORESSIA RESTRITTIVA sa ben fingere. Come tanti altri psicotici, perché è questo il termine psichico, mentono agli altri ma anche a loro stessi.
Come già in altri post ho specificato, tengo a dichiarare anche in questo caso che non sono un medico, non sono nemmeno una psicologa-psicoterapeuta-psichiatra…, ho però dalla mia l’esperienza e la conoscienza diretta. Vi chiedo di prendere le mie parole che leggerete come spunto per approfondire la questione. Il mio obbiettivo è di porre, in chi vorrà seguere il mio discorso, un punto di domanda in merito all’argomento. Vorrei tanto che voi guardaste nelle vostre case chiedendovi se tutto lì va bene.
Vorrei iniziare con il fare chiarezza in merito alla diversità tra queste due malattie.
L’ANORESSIA BULIMICA è quella che tutti definiscono “Bulimia”. La bulimia è solo una delle due fasi di questa malattia, la seconda è l’anoressia. Chi è soggetto a questo male tende nel tempo a passare da una fase all’altra, per poi tornare nuovamente all’una e successivamente ancora all’altra, il suo corpo diviene una fisarmonica che si gonfia e si sgonfia in continuazione. Prima questi soggetti mangiano tanto, si ingozzano, si affogano, poi rifiutano il cibo, lo rinnegano. Sono due stadi della malattia che si possono alternare senza scadenze precise.
L’ANORESSIA RESTRITTIVA è quella che tutti chiamano semplicemente “anoressia”. In questo caso la malata rifiuta categoricamente il cibo, non vuole nutrirsi, scarta la possibilità di alimentare il suo corpo. Vi è un solo stato, quello della denutrizione, ed il corpo sarà sempre più magro, schelettrico, osseo.
Ciò che voglio sia chiaro, ben nitido nelle teste di tutti, che spero che la gente capisca bene è che queste SONO DUE MALATTIE. Due GRAVI malattie, che SE NON CURATE PORTANO ALLA MORTE DELLA PERSONA.
Sono le statistiche che parlano di alta percentuale di morte di questi soggetti, circa il 90% muore, e se non erro anche di più (a chi ha competenze in merito prego di lasciare un commento a questo post per darcene specifica).
Vi chiedo: come può una malattia così grave nascere dalla voglia, di tante giovani ragazzine o altrettante donne mature, di trasformarsi nella loro eroina televisiva (quella con il fisico mozzafiato, i fianchi scarni, le gambe lunghe e secche…) o nella modella che è al top delle classifiche (quella dalla taglia 38) o di assomigliare al loro status symbol per eccellenza? No, no, non è li che nasce il problema. Diciamo che lì il problema si incaglia, perché questa nostra insulsa società rende tutto più difficile, pure l’analisi di questa malattia ha voluto rendere trementamente superficiale. Non potete sapere che rabbia mi fanno quegli stupidi ed ipocriti programmi televisivi che trattano l’argomento dando queste motivazioni!!! Tutta gente che parla a vanvera e che può provocare mali irreparabili in chi li ascolta.
Dire che i ragazzi di oggi siano frivoli e leggeri non vuol dire che per forza di cose tutti si insabbiano e blocchano lì inventandosi delle malattie simili.
Come prima ho menzionato qui si parla di due psicosi. Due gravi problemi mentali.
Come si manifestano queste malattie?
Solitamente chi è soggetto all’”anoressia restrittiva” evita categoricamente il contatto con il cibo. Fa calcoli in merito alle calorie ingerite per tenere il proprio fisico sottotono. Uno psicanalista che ha scritto differenti libri in merito (in questo caso non mi permetto di segnare il suo nome ed i testi perché solo poche delle cose che lui ha scritto o detto sono da me condivise) sostiene che sopratutto l’anoressica cerca nell’altro (che è chiunque gli sta di fronte) l’attenzione. L’atteggiamento che va cercando è quello di stupire chi la guarda, di lasciare a bocca aperta, di schifare, addirittura di inorridire. Il risultato effettivo, quello che vuole raggiungere è ridurre il suo fisico all’osso.
La fase anoressica che riguarda la malata di “anoressia bulimica” ha molto a che vedere con quanto scritto sopra, ma solitamente non si tocca così tanto l’etremità. La fase della bulimia invece porta il soggetto alle tanto conosciute abbuffate. In qualsiasi ora del giorno o della notte la malata deve ingerire cibo. In alcuni casi le malate ricercano un unico preciso alimento, si abbuffano solo con quello, in altri casi qualsiasi cosa va bene purché sia commestibile e riempia il vuoto che hanno dentro loro. Le azioni che la bulimia può provocare nella persona sono tre: il vomito, l’abuso di lassativi, nulla. C’è chi, infilandosi il dito o la mano intera nella bocca cerca di vomitare tutto quello che ha ingerito un attimo prima (pensiamo allo stomaco come si riduce nel tempo a causa dei succhi gastrici, stessa cosa per le gengive ed i denti), chi mangia mangia ed elimina purgandosi in contunuazione (in questo caso provocando contunuamente sconvolgimenti intestinali), e chi non ha azioni palesi per eliminazione il cibo dal proprio corpo. E’ quest’ultimo il caso più difficile da individuare, i sintomi ci sono ma non essendo così visibili nascondono la malattia.
Altri sintomi.
Queste due psicosi possono essere riconosciute facilmente anche da un’altro sintomo, l’amenorrea. Solitamente il ciclo mestruale tende a fermarsi per periodi più o meno lunghi nei soggetti colpiti da queste malattie. Questo è una tipica caratteriscica femminile, è per questo che l’anoressia restrittiva e l’anoressia bulimica sono malatie prettamente femminili (vi sono anche alcuni casi maschili ma vi è tutta una più profonda motivazione piscologica che ne spiega la causa). Far si che il tuo corpo di donna non segua il normale ciclo mestruale vuol dire annullare la propria femminilità, significa ritornare ad essere bambina (la fase preadolescenziale infatti è sprovvista di mestruo).Un’altra caratteristica di questi soggetti psicotici è necessità di precisione, di essere le prime della classe, di essere quelle che a scuola fanno tutto benissimo, hanno i voti migliori, che al lavoro sono sempre puntuali, attente, inquadrate… questi sono fatti e persone da ben analizzare. Queste malate hanno bisogno di primeggiare, di far vedere quanto brave sono, quanto si meritano attenzione perché sono le migliori.
Un altro sintomo possiamo notarlo facendo attenzione ai rapporti che la malata ha con i genitori, approfondiamo qui di seguito questo importante dettaglio.
Perché ci si ammala?
Questa è la parte più difficile da trattare. Mi permetto solo di fare un cappello ad una questione immensa come questa, che ogniuno di voi, mi auguro, vorrà approfondire personalmente.
Abbiamo capito che il problema è nella psiche.
Per guarire da questo male altra soluzione non c’è se non una seria-dura-continuativa terapia psicoterapica. Ho frequentato delle conferenze che parlavano di questa malattia e letto libri in merito, ho ascoltato psicologi, psicoanalisti, nutrizionisti… l’unica branchia oggi da me accettata è quella della psicoterapia, nello specifico credo e mi affido alla psicoterapia “sistemico-relazionale”.
Ho visto gente, alcune amiche ed altre conoscenti che si sono affidate ad altri indirizzi rispetto a quello sistemico-relazionale, ho constatato che non hanno mai fatto passi avanti nella guarigione. Queste sono persone che, dopo anni ed anni di terapia, anni di consultorio, anni di diete proposte da esperti nutrizionisiti, si trovano ancora dove erano all’inizio. Molte hanno dalla loro parte la manifestazione palese della malattia (vomitano e quindi hanno ben chiaro il fatto che sono malate), ma tale era il problema all’origine tale è oggi.
Dalla bulimia o anoressia non si esce da soli. Non si va da uno psicologo e si fa un percorso in solitaria. Non dico che è impossibile, non mi permetto. Dico che io non ho visto nessuno che ci sia riuscito ad uscirne in questo modo.
Facciamo ancor più chiarezza in merito:
Il male non nasce da chi lo detiene, il male nasce da uno squilibrio famigliare (madre-padre-figli). Il soggetto malato (la fanciulla) è solo colei che rende palese che esso esiste, facendosi in prima persona manifestazione di esso; in realtà ad essere malato è l’assetto famigliare. Per questo non basta che la malata faccia un percorso di psicoterapia, per eliminare la malattia bisogna eliminare il male alla radice, il gioco famigliare è quello che deve andare in terapia, quindi tutti i soggetti della famiglia devono mettersi in discussione e mettersi al lavoro per sradicare questa psicosi.
E’ un lavoro duro, veramente difficile, che richiede che gli stessi genitori si mettano fortemente in discussione. Non è facile che una madre ed un padre ammettano di essere gli artefici della malattia di un figlio (anche se la questione è tutta inconscia). Ma sappiate che è così!
Di positivo vi è qualcosa: i due genitori possono essere la causa di una bruttissima malattia, ma con impegno e tanto, tanto coraggio possono essere anche i salvatori dei loro figli. Madre e padre possono, mettendosi in discussione, salvare al vita ai loro figli psicotici.
Ricordatevi di non sottovalutate questa malattia, perché tanta gente ci muore.
Per avvalorare quanto da me esposto, e per facilitarvi la ricerca di approfondimenti in merito, mi permetto di segnalarvi un ottimo blog che tratta l’argomento (qui). Il Dottor Gigi Cortesi è psicoterapeuta sistemico-relazionale e da qualche mese offre a tutti coloro che lo desiderano nelle pagine dei suo blog delle vere riflessioni e chiarimenti importanti. Leggete ed all’occorrenza andate oltre.
Volersi rendere conto che qualcosa non va è fondamentale, successivamente chiedere aiuto è il passo più importante. Fatto quello si è già a buon punto…

domenica 13 giugno 2010

La Scatola dei Bottoni




Era la casa più fresca e divertente che c’era.

Il garage era il mondo dei giochi, offriva il massimo svago ogni volta che veniva aperto. Non so perché e non so come lì vi erano riuniti tutti i giocattoli possibili, e tutto ciò che lì entrava diveniva giocattolo. Era la stanza delle meraviglie, uno spazio tutto per noi bambine pieno di ogni preziosità. C’era il cavallo a dondolo, la piccola altalena, il tavolino con le sedie, le bambole, gli accessori per la nostra baby-cucina, la lavagnetta con i gessetti…. C’era anche il carrello che conteneva la tenda da campeggio e le sdraio che mamma utilizzava da ragazza per prendere il sole nelle giornate d’estate. Quel luogo era un vero spasso! Aprire quel portone significava divertimento certo.

Un lungo e stretto corridoio esterno, chiuso da un cancelletto grigio, ci portava al portone d’entrata di color verde scuro. All’interno le pareti erano dipinta con un colore pastello, un verde chiaro. Di fronte all’uscio si trovava la scalinata che portava al piano superiore, i gradini erano di cotto rosso cupo. Alla destra vi era il bagno; era piastrellato con piccole mattonelle bianche sulle pareti e nere per terra, il wc aveva la seduta nera, lucida, a fianco di esso vi era la vasca; un armadietto a specchio era posto sopra il piccolo lavabo dai due rubinetti separati, uno per l’acqua calda ed uno per quella fredda; sempre appeso alla porta, vi era lo scialletto rosa che nonna vestiva quando si pettinava (una tradizione utilizzata per non sporcare di capelli la maglietta indossata).

A fianco del bagno una porta di legno chiudeva il ripostiglio della casa ed il mondo di nonno, che da tempo non c’era più. Era il luogo dei suoi ricordi, il cappello da bersagliere, con la sua lunga penna, lo ricordava. Lì, ogni anno a fine agosto, i grandi si chiudevano per preparare la conserva.
Salendo la scala dai gradini di cotto vecchio e rosso cupo si arrivava al piano superiore. Di fronte alla scala vi era una comoda poltrona di pelle marrone, dietro di essa vi era la finestra che dava sul corridoio esterno, la mensola con sopra il telefono e la rubrica telefonica erano a sinistra della poltrona, mentre appese poco sotto il soffitto, una sull’angolo destro l’altra su quello sinistro, vi erano due mensoline rettangolari che sorreggevano le due statue sante (una raffigurava il Santo Bambino di Praga a cui nonna era devota).

A destra della scala vi era la cucina a sinistra la camera matrimoniale. Un grande letto alto alto, i due comodini con all’interno il boccale per la notte e con sopra la Madonna di plastica a cui bastava svitare la coroncina azzurra per poter bere l’acqua santa che conteneva (e quanta ne bevevo ogni volta di nascosto dalla nonna che quando trovava la madonnina vuota mi sgridava). L’armadio di legno stava alla destra del letto (lì vi era il vestito nero con il colletto bianco che nonna conservava per la tomba). Ai piedi del letto si trovavano due poltroncine ed un pouf, erano ricoperte con tessuto damascato scuro che nonna copriva con dei centrini bianchi candidi. Nessuno poteva avvicinarsi alle poltrone, guai a sfiorarle figuriamoci a sedercisi. Di fronte al letto era posta la petineuse, un grande specchio con i due armadietti sui lati su cui vi erano poggiati altri candidi centrini e delle morbide spazzole.

Tre gradini di legno portavano al piano superiore, qui vi era solo una stanza. Il pavimento di legno scricchiolava ad ogni passo. Un armadio sulla sinistra, una cassapanca vecchia vicino alla finestra, di fronte due letti singoli alti alti ed i loro comodini. In quella camera avevano dormito per anni ed anni i tre figli, non due come sarebbe parso…

Nella cucina vi era la stufa, il mestolo di alluminio, con il quale mamma adorava bere l’acqua fresca e pura del rubinetto, era appeso al muro vicino alla porta d’ingresso. L’ambio lavandino era vicino al piccolo armadietto che conteneva i bicchieri con i disegni delle primule (due avevano dipinto su un lato la primula gialla ed uno la primula viola, proprio quest’ultimo era quello che ci contendavamo ad ogni pasto io e mia cugina). Il grande tavolo di legno massiccio era contornato dal sedie con la seduta di pelle verde scuro, vi era la televisione e la radio dove si ascoltava il giornale orario con l’inconfondibile e famigliare sigla iniziale. Il divano di pelle rossa diveniva un letto togliendo i due tasselli che ne bloccavano lo schienale.

La credenza stava in fondo alla stanza. Sopra di essa vi era una statua di porcellana bianca che raffigurava due cavalli in corsa. Nella parte superiore, tappezzata da listarelle di specchio che la decoravano e la rendevano all’occhio più ampia, vi erano contenuti i bicchieri preziosi ed i piatti della festa.
Negli stipetti inferiori si trovavano le fotografie di famiglia e
la scatola dei bottoni….
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